Scoprire la robotica al MIT di Boston significa innanzitutto scoprire quanto il mondo giri a una velocità completamente diversa da quella che si vive qui in Italia.
È proprio l'aria che si respira ad essere diversa: aria d'innovazione, aria di tecnologia, aria di voler cambiare il mondo e lasciare un segno nell'universo!
Quest'aria si sente ovunque e in qualsiasi ambiente, anche solo in un pub in cui per caso si comincia a chiacchierare con qualcuno che vive lì.
La mia esperienza è stata un susseguirsi incredibile di appuntamenti, di incontri, di racconti e di molto altro. Sono finita qui un po' per gioco, grazie al percorso di mentorship che frequento alla TAG Innovation School di Milano e di cui avevo già parlato alla Maker Faire a Roma.
Ovviamente la parte che più mi affascina e mi interessa è quella della robotica al MIT di Boston raggiunge gli apici. Ho incontrato tante persone prima conosciute solo online grazie ai social e alla rete e mi si sono aperte mille porte.
E' incredibile l'energia che riescono a trasmettere le tantissime persone, di qualsiasi nazionalità, pronte a cambiare il mondo.
Le loro storie sono tutte diverse ed interessantissime e nonostante il loro livello elevatissimo (non dimentichiamoci che qui ci sono i maggiori cervelli della terra!) trovano sempre il modo per donare parte del loro prezioso tempo, dedicarti attenzione, raccontarti la loro parte di vita lì al MIT.
Tutti i professori al MIT hanno gli uffici aperti e sono disposti ad incontrarti e a rispondere alle tue domande e curiosità, anche quando sono persone del calibro di Tim Burner Lee.
E' incredibile la loro umiltà!
Qui al MIT sono nate tantissime invenzioni che hanno cambiato il mondo come il radar, la Polaroid, il primo FabLab e molto altro. Il Museo del MIT è forse il più interessante in assoluto per capire la storia di questo luogo.
Qualunque cosa vi venga in mente, qui c'è qualcuno che ne ha creata una parte o seguito un progetto, in qualsiasi campo.
Sono stata davvero in tantissimi luoghi e le persone da ringraziare per quello che ho vissuto sono davvero tante.
Pensate che Raffaele che mi ha dedicato un sacco di tempo facendomi conoscere tante persone e accogliendomi come una sorella minore nel suo team e nei suoi lavori quotidiani.
Ho assistito alla realizzazione di un video ufficiale del MIT, le lezioni che poi vengono messe online. Ogni aspetto è curato in maniera maniacale.
È davvero strano vedere come i professori, per le riprese, chiedano consiglio ai ragazzi per la posizione che devono occupare, le frasi d'effetto da usare e persino per i vestiti da indossare che sono perfettamente studiati per essere in contrasto con lo sfondo e in linea con gli altri colori.
Alcune persone sono arrivate qui attraverso strade accademiche, altre invece con percorsi più pratici e basati sull'esperienza.
Ovviamente a me piace molto di più la parte pratica, ma questo già lo sapevate, vero?
Il MediaLab è davvero un posto super dove vengono studiati i personal robot per l'interazione con i bambini piccoli che concepiscono il robot come un amico e non come un oggetto per aiutarli, quindi le domande che fanno sono "cosa mangi?" "sai volare?" "con cosa ti piace giocare?"... tutte domande che a nessun adulto verrebbero mai in mente.
Cosa si fa allora per testarli? Semplice, si portano negli asili!
Ho assistito alla spiegazione ed alla dimostrazione di questi robot insieme a ragazzi che erano lì con un progetto scolastico per registrare video, fare interviste. Facevano tutto loro, sistemavano luci e microfoni e divertendosi imparavano gli aspetti pratici.
Al MediaLab è stato inventato Scratch, viene usata la Lego Education, la MakeyMakey e molto altro e tutti i giorni in questo Dipartimento ci si interroga sulla figura del professore che deve essere maestro di vita e non solo erogatore di informazioni.
Dovete sapere che loro sono fermamente convinti del fatto che se un insegnante può essere sostituito da un robot, deve essere fatto, per non diventare deleterio!
Lì si studiano tutti i giorni modi alternativi di insegnare e modi creativi per rendere divertente e interessante l'apprendimento. La scuola come la conosciamo noi è obsoleta e non esiste più al MIT.
I professori si chiedono cosa hanno da insegnare a ragazzi che a 17 anni hanno già creato 3 startup con un brevetto ed hanno alle spalle tre aziende che fatturano soldoni. Non ci sono più informazioni da trasmettere, ma solo la parte umana e l'esperienza che manca per via della giovane età.
Il Dipartimento di cui mi sono letteralmente innamorata è quello di robotica dove ho incontrato Andrea Censi, che mi ha fatto entrare in questo posto e raccontato il suo ruolo lì, oltre a tutto quello che accade in un luogo così speciale.
L'ho aiutato un po' e ho collaborato alla realizzazione della Duckietown.
È una città simulata in cui dei robot devo andare in giro restando in mezzo alla strada, fermandosi agli stop e riconoscendo i diversi pedoni (in questa città sono papere di diverse dimensioni)...
Pensate che Andrea ha riposto una fiducia enorme e ora sono diventata Senior Tester per il loro progetto. Non immaginate la mia felicità quando me ne ha parlato!
Quando poi una mattina scopro di essere stata inserita nella prima lezione del progetto Duckietown al MIT e che la mia foto è in questo video... altro che restare a bocca aperta!!!
Video MIT prima lezione Duckietown con Valeria Cagnina come Senior Tester
Qui ci sono robot di qualsiasi tipo, forma, colore, utilità, difficoltà.
Ci sono robot umanoidi, altri invece fatti di origami, altri più piccoli che se messi insieme riescono a eseguire programmi più difficili.
I droni non sono solo quadricotteri, ma anche a forma di volatile e in grado di seguire gli stormi per capire le loro migrazioni. Paolo, bisogna organizzarsi per la prossima voliera della Maker Faire!
La stampante 3D viene usata davvero per qualsiasi cosa, per i robot e per creare pezzi che si adattino perfettamente alle proprie esigenze. Sono perfino riusciti a stampare un oggetto formato da diversi materiali che, se premuto, ha un liquido che è stato stampato insieme e non aggiunto dopo, che si muove. Incredibile!
A Boston ho sentito parlare per la prima volta di poesia del codice, di come un evento negativo cambi la nostra idea molto più di tanti positivi, di cosa succederebbe se cadesse una bomba su Google.
La domanda che si pongono dopo questa considerazione è: esisterebbe ancora la conoscenza come la intendiamo oggi?
Avrei ancora tantissime cose da scrivere su questo posto unico al mondo, ma quello che vorrei trasmettervi più di ogni altra cosa è l'energia che c'è al MIT.
Bisogna venire a vederla di persona, perché cambia gli orizzonti. I nostri obiettivi, ambizioni, il modo di vedere il mondo, si modificano in un confronto continuo che non giudica ma ascolta, impara e confronta. Qui ogni cosa fa crescere e fa evolvere.
Non dimenticate che un biglietto aereo costa meno del computer o dello smartphone da cui state leggendo questo post! Quello che porterete a casa non è quantificabile!
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3 Comments
[…] aver visitato a Boston il cuore della robotica ed essere entrata nei Dipartimenti per me più interessanti, non è passato molto tempo che, […]
[…] Valeria, sono rimasta affascinata da Boston lo scorso inverno, ne ho parlato anche nel mio blog, nella mia sezione Il Mondo di Valeria, l’energia che Boston è in grado di trasmettere è indescrivibile, me ne sono innamorata. Ho […]
[…] Ma andiamo con ordine. Boston è un luogo fantastico, semplicemente muovendosi per strada si respira aria di innovazione. […]